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Venerdì 28 giugno 2024
La parola agli allevatori (parte I)
Quello che state per leggere è il primo di tre articoli scritto da Filippo Barbagallo, un 18 enne che tenta di unire due sue grandi passioni: ippica e giornalismo. Da qui nasce la collaborazione con Galoppo e Trotto su una rubrica dedicata alle problematiche del mondo degli allevatori, dei quali proporremo, muovendoci su tutta la penisola, ogni categoria: grandi, medi e piccoli, affinché si ottenga un punto di vista variegato sulla situazione attuale dell’ippica.

Intervistiamo tre allevatori del Centro Italia su temi caldi e delicati. Per questa prima puntata I tre allevatori sono:



Sergio Poggetti (sigla “Op”), allevatore toscano di terza generazione, che vanta nel proprio curriculum un nome come quello di Valchiria Op (derbywinner 2017, ultima femmina a riuscire nell’impresa) e una produzione annua superiore ai venti puledri.


Francesco Morozzi (sigla “Mail”), allevatore romano e vice presidente Anact dal 2022, encomiabile per gli intriganti investimenti effettuati in ambito ippico e, non meno, per la volontà di incrementare costantemente la qualità del proprio allevamento, sugli scudi da anni grazie a cavalli del calibro di Cris Mail e Capital Mail
Urbano Campanelli (sigla “d’Esi”), allevatore jesino con la ragione sociale "Avenali Bianchi Albina", attivo dall’inizio degli anni ‘80, con un'esigua produzione in termini quantitativi (2/3 puledri all’anno) ma di buon livello in termini qualitativi, basti pensare a Carlomagno, Desiderio o Elettra d’Esi, giusto per citare i più recenti.
Cosa vuol dire allevare in questo periodo?

Poggetti: Allevare oggi vuol dire essere incoscienti (disposti a fallire) e illusi e ostinati, 10 anni fa avrei detto sognatori. Allevare oggi vuol dire essere bistrattati, ogni giorno i nostri doveri aumentano e conseguentemente le spese. In sostanza, l’allevatore professionale in questo momento storico non ha i numeri per fare “impresa “dato che i costi di gestione sono raddoppiati e il montepremi è troppo basso
Morozzi: Premettiamo che un allevatore ha un orizzonte temporale di minimo 5 anni da quando compra una fattrice a quando questa comincia a valorizzarsi grazie ai suoi prodotti che corrono. Nel momento in cui rispondo a questa domanda, non sappiamo dove e a che condizioni correre tra quattordici giorni, nel mese di luglio. In questo contesto, allevare in questo periodo storico vuole dire compiere ogni giorno un gesto eroico, mossi da una grandissima passione.
Campanelli: Vuol dire attraversare un momento certamente delicato che, in un modo o in un altro, condiziona la vita degli allevatori. Io, però, vivo e ho sempre vissuto l’allevamento come una passione, un hobby. Facendolo per passione, quindi, le mie scelte non risentono troppo di questo momento ma è ovvio che quest’ultimo pesi molto sulla condotta, invece, dei grandi allevatori.

Qual è il pensiero sui pagamenti in ritardo?

Poggetti: Sono inaccettabili. Creano disagio a tutti e in uno Stato di diritto avere mesi e mesi di ritardo nei pagamenti è impensabile.
Morozzi: I premi in ritardo influiscono negativamente su tutto il comparto e su tutte le categorie, ed è il principale motivo di disagio.
I pagamenti sono in ritardo e non hanno una cadenza prefissata, perchè possono arrivare dopo 4 mesi o dopo 6-7 mesi, e questo impedisce qualsiasi pianificazione economica, mettendo in difficoltà a cascata gli imprenditori, i professionisti, i fornitori, i dipendenti.
Campanelli: Anche in questo caso, a risentirne maggiormente sono i professionisti o coloro che dispongono di grossi numeri. È una situazione sgradevole, specie se confrontata con la Francia, dove i premi arrivano in meno di un mese. Purtroppo ne risente tutto il settore e, forse, coloro che ne risentono di più sono i proprietari.

Quanto potrebbe aiutare la riduzione dell’IVA?

Poggetti: Tantissimo. Lo si è già visto con la vendita del seme degli stalloni con l’Iva agevolata al 10%.
Morozzi: L’IVA ridotta aiuterebbe tantissimo, soprattutto se riguardasse la vendita dei puledri e i servizi accessori alla vita degli allevamenti.
In questo momento subiamo di fatto una concorrenza impari dai Paesi con IVA ridotta, e già ora per un proprietario è più vantaggioso acquistare un prodotto francese piuttosto che italiano.
Campanelli: La riduzione dell'IVA aiuterebbe moltissimo, facilitando il mercato in entrata e in uscita e facendo risparmiare ingenti somme di denaro a proprietari e allevatori. Poi sarebbe un grosso aiuto pure per lo stesso Stato, che riceverebbe anche più di quanto riceve ora grazie ad incremento delle vendite.

Incertezza della vendita sia in termini economici che per i sempre meno proprietari

Poggetti: Va premesso che per noi allevatori la vendita dei puledri dovrebbe servire a far quadrare i conti. Purtroppo nella maggior parte dei casi con essa non riusciamo nemmeno a coprire i costi di produzione. Ma il problema è sempre lo stesso: i proprietari per investire in maniera adeguata dovrebbero avere a disposizione un montepremi appetibile.
Morozzi: Il venir meno dei proprietari è un dato ormai conclamato, da legare a tutto quello che ci siamo detti. I premi in ritardo sono la principale causa di questa moria, così come la fatiscenza delle strutture che ospitano le corse e la scarsa dotazione delle singole corse e dei convegni. L’allevamento è la base di tutta la filiera e il proprietario è la nostra figura di riferimento, va tutelato e incentivato con iniziative strategiche.
Campanelli: La vendita è resa sempre più difficile dal fatto che ormai in molti ricoprono il duplice ruolo di proprietario – allevatore, rendendo sempre più complicato e limitato il mercato in uscita degli allevatori “puri”. Ciò ricade sia sui piccoli allevatori, ma anche sui grandi, che a fronte di un cospicuo venir meno del numero di proprietari si trovano spesso a svendere i propri puledri o, ancora peggio, a portarli a proprie spese in doma.

Dovrebbero esserci dei limiti al fenomeno dei proprietari-allevatori?

Poggetti: Diciamo che per allevare, alla regola, “serve 1 ettaro di terreno per fattrice”. Ritengo ingiusto, però, privare un proprietario della possibilità di ritirare in razza una sua cavalla per il solo fatto di non aver tempo o spazio da dedicarle. L’importante è che l’allevatore che offre il servizio di pensione disponga della terra necessaria per farlo e che richieda un pagamento congruo al servizio offerto.
Morozzi: Come principio non sono favorevole a nessun tipo di limitazione, sarebbe però utile una sorta di Albo degli Allevatori, che possa valorizzare gli allevamenti che hanno a disposizione terreni, che abbiamo un determinato numero di cavalli per ettaro, che abbiano investito nelle fattrici etc. etc. .
Sarebbe una sorta di “marchio di qualità”
Campanelli: Personalmente sono sempre contrario alle limitazioni.
Penso che un proprietario allevatore, in realtà, abbia molti rischi che un semplice proprietario non ha, quali la gestione della gravidanza e il percorso di crescita di un puledro, nel quale, si sa, possono accadere imprevisti.

Qual è la tua personale ricetta per risollevare il settore dell’allevamento?

Poggetti: È fondamentale che lo stato continui a darci delle linee guida e non a togliercele, come nel caso del “repertorio stalloni”. È altrettanto basilare che lo Stato ci sostenga economicamente.
Morozzi: Non ho ricette magiche per risollevare il settore, sicuramente tante piccole iniziative potrebbero rendere migliore questo nostro splendido mondo.
E’ fondamentale la certezza dei pagamenti e una migliore programmazione delle corse. Andrebbero introdotti dei criteri per gli stalloni. L’ ANACT l’anno scorso ha rilanciato le aste dei puledri, è un evento da migliorare a livello operativo per dare le massime garanzie agli Allevatori. Potrebbe essere utile dare spazio anche a delle iniziative macro territoriali nelle regioni con un gran numero di prodotto allevati.
Campanelli: Penso che molto passi dal rilanciare gli ippodromi e i loro servizi. Gli ippodromi devono essere accoglienti e intriganti, perché è il posto in cui le persone estranee al nostro mondo interagiscono con l’ambiente delle corse, e dunque è il luogo in cui si creano, o almeno dovrebbero crearsi, nuovi proprietari o scommettitori. Oggi, purtroppo, gli ippodromi sono spesso luoghi noiosi e infrequentabili, pertanto in piena antitesi con quanto appena detto.
 
Filippo Barbagallo
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GALOPPO e TROTTO