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Giovedì 1 agosto 2024
La parola agli allevatori (parte III)
Quello che sto scrivendo è l’ultimo articolo della rubrica “La parola agli allevatori”, nello specifico quello riguardo al nord.
Come promesso siamo “passati” da molte regioni e aree d’Italia e abbiamo visto, “purtroppo”, come su molti problemi il parere degli allevatori sia unanime, specie su temi quali la riorganizzazione del montepremi e dei pagamenti (non solo dei premi in pista). È emersa, poi, la necessità di ridare appeal e lustro all’ippica in Italia, con varie manovre, al fine di proporla per quel che è, uno sport avvincente e signorile, ormai da troppo tempo orfano di questi aggettivi.
Quanto a me, volevo ringraziare Galoppo e Trotto per avermi dato la possibilità di approcciarmi al giornalismo ippico, permettendomi di conoscere validissimi allevatori, che ringrazio ad uno ad uno per la disponibilità.
E poi, soprattutto, ringrazio i molti lettori che hanno supportato questo progetto, testimoniando come ancora ci sia spazio e interesse verso l’informazione ippica.
Chi volesse leggersi le precedenti interviste ecco di seguito i relativi link: Vi lascio all’intervista, anche stavolta triplice. Di seguito i miei interlocutori:



Loris Tieppo (sigla “Point”), gestore del “giovanissimo” allevamento Point (prima annata lettera “E”), che si distingue per una spiccata internazionalità e per la gran qualità che in pochi anni è già riuscito ad inserire nei propri prati.
Già al primo anno di produzione emerge l’ottimo Extreme Point che si è distinto con una serie consecutiva di vittorie in Norvegia.


Giuseppe “Carlino” Pietrasanta (sigla “As”), affermato allevatore e giovane proprietario , assieme al padre Carlo, dell’allevamento bresciano della Serenissima. Viene da un 2023 straordinario, che lo ha visto, in ordine di tempo e in pochissimi mesi, laureato nell’International Trot, Derby, Orsi Mangelli, solo per citarne alcuni…


Vittorio Ferrero (sigla “Zack”) rappresentante degli allevamenti Centro Equino delle Stelle e Az. Agr. Zaccarella. La sua produzione annua si aggira attorno ai 10 prodotti e si distingue per aver messo a segno uno storico doppio: Oaks 2020 con Betta Zack e Derby 2021 con Charmant De Zack, entrambi figli dell’immensa Martina Grif.

Come definiresti, in termini economici, lo stato attuale dell’allevamento in Italia?
Tieppo In questo momento, credo che l’allevamento in Italia sia in grande difficolta’: produrre cavalli a livello imprenditoriale è molto costoso e con la vendita dei puledri si riesce difficilmente a rientrare dagli investimenti fatti.
Pietrasanta È una situazione non positiva economicamente. I motivi sono vari e spaziano dai pagamenti lenti e tortuosi dei premi in pista ai pagamenti altrettanto lenti dei prodotti venduti alle aste. Questo complica molto gli investimenti, che nonostante tutto proseguiamo a fare. Il tentativo è sempre quello di investire e cercare di realizzare prodotti appetibili per i proprietari, con un occhio di riguardo anche al mercato estero che è sempre molto attento ai puledri indigeni.
Ferrero Attualmente, l‘allevamento in Italia è caratterizzato da crescenti difficoltà economiche. I costi di gestione sono in aumento mentre il valore dei puledri continua a diminuire fortemente. Di conseguenza, per sostenere l'attività sono necessari grandi sacrifici, una forte passione e tanta follia.
Guardando il catalogo delle prossime aste Arqana di Deauville spicca l’elevato numero di yearlings indigeni iscritti. La ragione è ricercabile nel solo diversificare il mercato?
Tieppo Direi che le motivazioni principali siano due. La prima è che la Francia è molto attiva ippicamente ed é vicina; la seconda, conseguenza della prima, è che gli allevatori italiani cercano in essa nuovi mercati e nuove opportunità.
Pietrasanta Di certo la possibilità di affacciarsi ad un nuovo mercato è interessante, tuttavia non penso sia la sola motivazione. Penso che le cause di questo numero elevato siano da ricercare anche nella novità che quest’asta costituisce, nella garanzia di tempi di pagamento ragionevoli e nella presenza di acquirenti attivi e alla ricerca di un sogno.
Ferrero Non credo che la sola diversificazione del mercato sia la causa principale. Sebbene queste aste offrano nuove opportunità di clientela, i motivi principali che le rendono così attraenti, e che dunque giustificano questo aumento, sono legati alla certezza di pagamenti rapidi e corretti (come giusto che sia), nonché all'esenzione dall'IVA per i proprietari.
Il costante calo dei proprietari attivi sul mercato yearlings è ormai evidente. Quali misure, al di là dell’aumento del montepremi, dovrebbero essere attuate dagli organi competenti al fine di rivitalizzare le vendite?
Tieppo
Il calo dipende, in gran parte, dall’elevata fiscalità e dall’arretratezza del mondo ippico. È fondamentale che il proprietario sia riconosciuto come imprenditore e che gli siano fornite strutture all’altezza oltre che una programmazione di corse adeguata. Dovrebbero essere adottate iniziative private basate sulle contribuzioni degli allevatori prima e dei proprietari dopo, con una programmazione che valorizzi i cavalli gia’ dai due anni, vedi le Breeders Course.
Pietrasanta Bisognerebbe innanzitutto velocizzare i pagamenti. Poi penso che dovremmo creare delle iniziative intriganti per i proprietari, come già fatto da Anact col progetto Anact Stakes +, magari prendendo spunto dagli Stati Uniti.
Ferrero Una soluzione concreta potrebbe essere la riduzione del numero di giornate di corse, con un conseguente aumento delle dotazioni per ogni corsa. Questo migliorerebbe lo spettacolo e gli introiti. Attualmente, i premi sono insufficienti a coprire i costi annuali di mantenimento di un cavallo vincente. In Francia, vincendo due corse minori, si riesce a coprire un anno di pensione per il cavallo, mentre in Italia questo è impossibile da realizzare.
Pensi che allevare prodotti registrati all’estero, e dunque sfruttare il ricco programma delle altre federazioni, possa costituire una possibilità di futuro per gli allevatori italiani?
Tieppo
L’imprenditoria italiana si distingue, da sempre, per la capacita’ di emergere fra mille difficolta’ nazionali ed internazionali e, storicamente, l’esportazione e’ stata la sua ancora di salvezza. Allevare all’estero diminuirebbe il valore del made in Italy e sarebbe più complesso, specie per coloro che non conoscono le linee di sangue straniero o che non hanno esperienza con l’iter procedurale necessario a garantire la regolare iscrizione dei prodotti.
Pietrasanta Riferendomi alla Francia, penso che il loro stud book chiuso non favorisca questa possibilità, dato che svilirebbe la varietà di incroci e di linee di sangue, impoverendo l’allevamento indigeno che da sempre si basa su un’elevata e mista qualità genetica. Di certo, se aprissero lo stud book ci si potrebbe fare un pensiero.
Ferrero Credo fermamente che il futuro e l'orgoglio dell'allevamento italiano risiedano in Italia. Non prendo nemmeno in considerazione l'idea di allevare all'estero. Sono convinto delle potenzialità della nostra terra, delle nostre idee e delle competenze che hanno sempre distinto gli allevatori italiani. Dobbiamo puntare a produrre cavalli italiani di qualità, capaci di competere anche a livello internazionale.
Nelle scorse interviste è emerso come il proliferare di stalloni senza parametri ostacoli il miglioramento della razza e, in un certo senso, anche il mercato di prodotti di qualità. reputi corretto reinserire dei parametri minimi?
Tieppo
Reputo corretto reinserire un minimo di parametri, magari non severi come i precedenti. Ritengo, ad ogni modo, che anche gli stalloni senza parametri, qualora esistesse differenziazione nella programmazione e nei premi, dovrebbero avere il loro mercato.
Pietrasanta Sì. Penso che la rimozione dei vecchi parametri per gli stalloni abbia gravato sul “parco” puledri (e conseguenti fattrici) degli ultimi anni. Ciò é supportato da dati oggettivi: se vedessimo le principali classifiche italiani degli stalloni noteremmo come, tra i tanti che prima avrebbero potuto montare, solo in pochi abbiano impattato positivamente sulla filiera ippica.
Ferrero Sono assolutamente convinto che sia necessario reintrodurre dei parametri per gli stalloni. Non c'è più tempo per esperimenti. Bisogna puntare sulla qualità, altrimenti si rischia di produrre cavalli che il mercato non vuole, danneggiando così gli allevatori.
Filippo Barbagallo
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GALOPPO e TROTTO